Ci sono cascato un’altra volta!


Senza tanta convinzione stavo ravanando in internet alla ricerca di un affare da poche centinaia di euro quando il solito Diego se n’è uscito con “thei! vecio! Un mio amico carrozziere ha per le mani due R4 950 bianche dell’88. Andiamo a vederle?”


Effettivamente le macchine c’erano.
Due TL praticamente gemelle.
Una sul ponte nella carrozzeria, pulita e lucidata. Pronta per la revisione.
l’altra…
abbandonata nel cortile adiacente all’officina giaceva a ridosso di un trattore agricolo vicino ad una Fiat 850. Con la fiancata destra praticamente appoggiata al rimorchio. Destinata alla “donazione d’organi”. Il cofano tutto acciaccato e qualche filo di ruggine a decorare i parafanghi. La barra porta tutto anteriore, abbandonata sulla capotte senza un supporto, come un arto inerte, completava il quadro desolato della poverina.
Minchia! Ci siamo detti il mio prode compare ed io. Ma siccome entrambi siamo appassionati di ruggine e prodotti similari, superato il primo momento di sgomento ci siamo avvicinati a quello che sembrava un “cadavere”.
La prima impressione spesso inganna ma noi non siamo gente che si spaventa facilmente o che si fa imbrogliare da stucco e pittura!
La “bella”, infatti, l’avevamo già scartata. La carrozzeria lucida nascondeva un paio di magagne al retrotreno del telaio che, purtroppo e per amara esperienza personale, so comportare spese di riparazione non irrilevanti. Un po’ di schiumetta marrone sotto il tappo delle valvole e qualche bollicina nel vaso di espansione del circuito dell’acqua ci avevano indotti ad allontanarci per vedere la seconda offerta.
Spostata la scassona dal suo giaciglio abbiamo cominciato a giraci intorno. I parafanghi, a parte qualche bozzo, sembravano sani. Il danno più grosso, cofano a parte, sembravano essere i passaruota posteriori già mangiati dalla ruggine dove si attaccano ai parafanghi.
Dentro c’era un po’ di tutto. Il solito ciarpame misto assortito che si trova nelle macchine destinate alla demolizione. La “selleria” non era in condizioni perfette ma il conta chilometri non arrivava a 90.000.
Ci siamo inabissati sotto la macchina e ed entrambi siamo rimasti piuttosto stupiti: niente ruggine evidente!
Possibile?!
Diego, da vecchio marinaio esperto di scafi putridi, armato di un buon cacciavite ha cominciato a saggiare i punti critici dei fondi confermando la prima impressione: “toi, mona, l’è san!”
Denudata la lamiera dei fondi dalla parte dell’abitacolo abbiamo avuto la conferma che non presentava ruggine se non per alcune tracce superficiali.
In effetti un punto arrugginito nel telaio io l’ho trovato ma, in confronto a quello che ho trovato altri telai di R4 …
A questo punto Diego si è rivelato nuovamente per il Lucignolo che è sempre stato ed io ho confermato la mia fama di Pinocchio.
“Vecio”, mi ha detto Lucignolo, ”io di R4 ne ho già due e sto restaurando la terza [una Sinpar n.d.r.] quindi non posso comperare anche questa… prendila tu!”
“Eccheccacchio!” ho risposto io “non ne ho già abbastanza anch’io di lamiere marce?! E poi, chi lo dice a Lorena? Quella mi spara! Va bene, piuttosto che finisca in una pressa butto lì un offerta!”
E così, sempre senza tanta convinzione, ho detto al carrozziere quanto ero disposto a spendere. L’uomo mi ha guardato perplesso e mi ha detto: “Io, per una cifra simile, non la venderei: la smonterei e metterei via i pezzi come ricambi…”
Il giorno dopo Diego mi ha comunicato che l’offerta era stata accettata dal padrone della macchina. Non sapevo se ridere o piangere.
Siamo tornati sul posto con la speranza di poter sollevare la scassona sul ponte per controllare meglio i fondi ma abbiamo dovuto accontentarci del crik.
Diego si era portato una batteria bella carica per verificare che il motore non fosse grippato ed il papà del carrozziere, quando ci ha visti armeggiare intorno al motore, si è presentato con una bomboletta di etere.
Pochi istanti dopo, mentre io stavo cercando un pretesto per rimangiarmi l’offerta, quella vigliacca è andata in moto incastrandomi definitivamente!


Dopo la vichi, che ha avuto quale primo proprietario un carpentiere in ferro della provincia di Torino, e la clem, immatricolata a nome di una ditta di “pavimentisti” roveretani, adesso mi trovo sul groppo la scassona: veicolo per uso promiscuo originariamente di proprietà di un idraulico anche lui di Rovereto!
Purtroppo le spese di gestione di tre R4, oltre agli atri veicoli in uso alla famiglia, sono eccessive e, mentre la clem è stata adottata da Giulia che con me condivide la passione per queste vecchie scatolette di latta, il resto della famiglia non è particolarmente interessato ad esse. Quindi, non avendo un posto dove ricoverarla in attesa di tempi migliori, mi trovo a dovermi liberare della vichi.
Povera vecchia ciabatta!
Era il dieci di giugno del 2009 quando sono andato fino a Torino per portarla a casa.


Non l’ho mai detto a nessuno ma quella notte non ho dormito neanche un minuto.
Mi sentivo come un bimbo la notte di natale: sapevo che stavo facendo una cazzata e mi ero reso conto delle magagne della macchina: i buchi nel pianale, i sedili sfondati, la ruggine nei parafanghi posteriori ed ero consapevole delle altre sorprese che avrei certamente trovato in seguito. Non sapevo niente di meccanica o carrozzeria e quindi non sapevo come fare per restaurarla o preventivare quanto avrei speso ma non ero in grado di rinunciare e tornare a casa senza di lei.
Da allora, in un certo senso, la mia vita è cambiata. Nel cercare pezzi di ricambio e consigli per il restauro ho conosciuto meccanici, carrozzieri, commercianti ed appassionati. Ho cominciato a girare per raduni ed ho incontrato un sacco di gente strana e simpatica. Ho riempito una cantina di pezzi di ricambio ed ormai tutte le mie magliette sono legate, in un modo o nell’altro, al mondo delle R4. Non ho pudore a confessare che godo come un gurzo del Borneo meridionale quando la gente mi guarda passare alla guida del mio ferrovecchio.
Capirete quindi che rinunciare alla macchina che ha provocato questa “mutazione”, per un tipo sentimentale come me, e davvero un grosso sacrificio.
È stata la cavia dei miei esperimenti di meccanica e di carrozzeria. Di lei conosco praticamente tutte le viti.
Con lei sono andato fino a Thenay lungo la statale 19 della Svizzera, valicando lo Stevio ed il Bernina dove, il 18 di luglio del 2011, abbiamo preso la neve. Sono andato avanti ed indietro dalla Toscana rimanendo bloccato sull’appennino tosco – emiliano dal cedimento di un cuscinetto. Ho trasportato legna, patate, materiali da costruzione… una scala a chiocciola da Trento a Pisa ed un figlio laureato con armi a bagagli da Pisa a Trento!
Sono affezionato anche a quella targa troppo facile per essere dimenticata: TO77677G.
Come faccio a dire alla vichi che mi devo liberare di lei e, soprattutto… sarò capace di farlo?

Caro vecchio amico errequattrista, avevi visto giusto quando, saputo che stavo cercando un’altra R4 che avrebbe potuto sostituire la vichi, hai osservato “non ti facevo così cinico…” adesso che è giunto il momento delle decisioni irrevocabili l’ambascia mi attanaglia!

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