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Come ho detto in altre sedi, la mia pargoletta vive da qualche mese nel Kent: regione dell’ Ighilterra posta tra Londra e Dover.
Tornata a casa alla fine di marzo, la giovinetta ci ha invitati ad andarla a trovare aggiungendo che il 30 di aprile ci sarebbe stato un meeting di R4 proprio nella zona in cui lei vive.
Io, che non condivido con la mia dolce metà l’ammirazione per il paese d’oltre Manica, ho buttato lì un “perché non ci andiamo?” contando sul fatto che lei non sarebbe certamente stata tanto folle da fare tremila chilometri in R4 in una settimana.
Ella, invece, ha acconsentito ed io, colto in pieno contropiede, non ho potuto tirarmi indietro.


Prima di partire ho pensato “Questa volta non mi fregano! Col cavolo che mi perdo un’altra volta! Studio il percorso a tavolino, mi salvo il percorso sul tablet nuovo e navigo col satellitare… tanto il mio telefono funziona anche all’estero!”
Per sicurezza mi sono salvato la mappa ed il percorso scaricati da viamichelin anche su una chiavetta usb… hai visto mai!
Partiti ad una certa ora del mattino (sempre puntualmente in ritardo!), sotto una lieve pioggerellina, la mia consorte ed io, siamo arrivati senza problemi fino al Brennero (bella forza: da Trento al confine si viaggia sempre sulla ss 12!)
Appena valicato il confine la tragedia!
Il cellulare non funzionava più e la connessione alla rete globale ci ha a abbandonati!
In compenso è apparso il sole!
“Non ti preoccupare” ho detto al copilota – navigatore – compagna di disavventure “ho studiato il percorso: andiamo fino ad Innsbruck, proseguiamo per Monaco di Baviera e poi guardiamo la mappa che ho salvato sul tablet.”
Arrivati ad Innsbruck, ovviamente schifando le autostrade austriache, abbiamo cercato le indicazioni per Monaco lungo la viabilità ordinaria. Io sono sempre stato persuaso che solo gli italiani riuscissero a nascondere la segnaletica stradale in maniera tale che, il disgraziato che debba andare in un determinato posto, finisca necessariamente col trovarsi all’altro estremo del continente nel quale si trova la sua meta, ma, dovendo fare affidamento sulle indicazioni austriache mi sono necessariamente dovuto ricredere!
Fortunatamente, oltre ad una proverbiale memoria, io sono dotato di un eccellete ed innato senso dell’orientamento: imboccata una vallata orientata nella giusta direzione, quando il Signore ha voluto, siamo entrati in Germania ed abbiamo trovato le indicazioni per Monaco.
In Germania le autostrade sono gratuite e, visto che dovevamo attraversare tutto il Paese…
A questo punto il copilota ha messo mano al tablet per trarne le indicazioni necessarie a proseguire il viaggio. Dato che non sono riuscito a trovare la mappa sul dispositivo, ho inserito la chiavetta che mi ero avvedutamente portato al seguito e così abbiamo potuto reperire le informazioni che ci servivano.
Subodorando qualche disguido la mia compagna di viaggio mi ha detto “qui non si parla di Monaco, si dice di andare verso Monaco.”
“Bho! E dopo Monaco, dove dice di andare quel marchingegno?” ho risposto io.
Qui è nato un breve battibecco durato quanto le colonne e gli ingorghi autostradali che infestano il tratto che circumnaviga l’urbe teutonica… un’oretta circa!
La femmina insisteva nel dire che le indicazioni di viamichelin non comprendevano Monaco e, quindi, non davano indicazioni da Monaco verso Dunkerque ed io insistevo a chiederle da che parte dovessi andare!
Onore al merito, la mia dolce metà è riuscita a trovare qualche indicazione utile a calcolare la giusta rotta ed abbiamo proseguito verso la Manica.
In compenso Giove Pluvio ha deciso di inviarci un’altra razione di acqua dal cielo. Dalle parti i Ulm l’acqua si è trasformata in neve …

Non sapendo di preciso dove ci trovassimo e quanto mancasse alla nostra meta, ho deciso di proseguire ad oltranza finchè il sonno non avesse minacciato di vincermi. La mia dolce metà, invece, manifestava già evidenti segni di cedimento ed, ogni tanto, calava la palpebra accasciandosi sul dispositivo elettronico di navigazione.Ed è stato così che, nel cuore della notte, ci siamo improvvisamente trovati nel pieno centro di Brussels! Dovete sapere, infatti, che l’autostrada entra direttamente nel pieno centro della città con delle gallerie che la attraversano completamente.Ovviamente le indicazioni segnalano i punti di interesse e le vie urbane quindi sono del tutto inutili per il viandante che abbia smarrito la strada!La divagazione urbana è durata poco: invertita la marcia del veicolo, grazie al mio proverbiale senso dell’orientamento e, nonostante il fatto che l’accesso alla galleria autostradale, contrapposto all’uscita che avevo percorso, fosse chiuso al traffico, ho attraversato la città lungo la viabilità di superficie e ripreso l’autostrada per tornare sui miei passi.

A questo punto si è verificata l’ennesima sciagura: il tablet è andato in palla e la chiavetta sulla quale si trovava la mappa era irrecuperabilmente persa!
Evidentemente la mia dolce metà, accasciandosi sul diabolico congegno, aveva schiacciato tasti alla rinfusa eliminando dati a noi indispensabili per raggiungere la prima destinazione.
La signora, comunque, ricordava il nome della città che si trovava subito dopo Brussels lungo il nostro itinerario ed in quella direzione abbiamo proseguito.
Cosa fare a questo punto? Eravamo privi di connessione ad internet e degli appunti di viaggio. Irrimediabilmente persi nella notte belga senza alcun punto di riferimento. Non potevamo neppure trovare la via osservando le costellazioni celesti perché un pesante strato di nubi cariche di pioggia ce ne impediva la visione.
Mi sono fermato alla prima area di servizio ed ho acquistato una onesta, vecchia ed affidabile carta geografica… della Francia!!!
Si, perché il Belgio è un piccolo stato schiacciato tra la Germania, l’Olanda e la Francia. Tanto piccolo da non meritare neppure una carta geografica specificamente ad esso dedicata. Dato che la parte che ci interessava era in parte compresa nella carta della Francia, ho preso quella.
Parzialmente aperta la carta e lette le indicazioni poste sul margine superiore (fuori dalla mappa propriamente detta) e dedotto da ciò che stavamo percorrendo la giusta via, abbiamo proseguito imperterriti giungendo a Dunkerque alle prime luci dell’aurora.

Qui devo fare una piccola digressione: qual’è la corretta denominazione di questa piccola città francese? Da wikipedia:

“Dunkerque /dœ̃'kɛʁk/ (Dunkèke in piccardo, Duinkerke /'dœʏ̯nˌkɛrkə/ in olandese, Duunkerke in fiammingo, Dunkirk in inglese)
Etimologia del nome
Il nome deriva dall'olandese duin (duna) e kerke (chiesa). Dalla metà del XX secolo la città venne posta nell'area di lingua fiamminga (dialetto olandese), attualmente il dialetto di lingua olandese può ancora essere trovato in alcune zone nonostante nella maggior parte del territorio esso sia stato quasi interamente soppiantato dal francese. Raramente in lingua italiana è usato il toponimo Doncherche Dunkerque è Duunkerke in fiammingo occidentale e Dunkèke in piccardo.
Ma sono convinto di averlo trovato scritto anche in qualche altro modo…
Bene, grazie alla paura di arrivare tardi all’imbarco del traghetto, prenotato per le 14.00 ora locale, ci siamo trovati al porto di partenza con sole otto ore di anticipo!
Dopo aver sonnecchiato un po’ dentro la vettura, ci siamo diretti verso il porto per vedere se avessimo potuto imbarcarci su un traghetto in partenza nella mattinata. Anticipare la partenza ci sarebbe costato più del biglietto pagato per andata e ritorno e, date le condizioni della prenotazione, avemmo dovuto imbarcarci alla stessa ora anche per il ritorno.
Ci siamo quindi dati al bighellonaggio urbano…

La variabilità del clima atlantico è celeberrima e ve ne possiamo dare conferma diretta: siamo entrati in un centro commerciale con il sole e ne siamo usciti sotto una bella grandinata!

Alle 12 e 30 ci siamo presentati al cancello del porto ed alle 15.00 ora di Dover, siamo sbarcati in Inghilterra.
L’impatto con la “circolazione mancina” è stato piuttosto traumatico: terminati i controlli doganali e di frontiera, alla ricerca di indicazioni stradali per Canterbury, ci siamo affacciati alla prima rotatoria provenendo da una strada a senso unico (che, con il senno di poi, mi sono reso conto di aver percorso sul lato “sbagliato”) e c’è mancato che svoltassi decisamente a destra!

Mantenendo rigorosamente la sinistra e percorrendo temerariamente la viabilità ordinaria, abbiamo percorso gli ultimi cento chilometri che ci separavano dalla nostra destinazione finale senza altre particolari difficoltà esclusa l’impossibilità di fare rifornimento di GPL.
Per i viaggiatori meno esperti che hanno dotato il proprio veicolo di questo prezioso impianto di alimentazione, mi permetto di segnalare, in primo luogo, che fuori dall’Italia il rifornimento di gas si fa “self service”: se attendi vicino al distributore che qualcuno venga a farti rifornimento stai fresco! Secondariamente, nonostante l’unificazione europea, gli attacchi delle pompe per il rifornimento del gas di petrolio liquefatto (in sigla GPL), più comunemente noto nel resto d’Europa come LPG (liquid petrol gas) o autogas (da non confondersi con l’ecogas che corrisponde al nostro metano) variano da nazione a nazione.
Mentre in Germania, lungo la viabilità autostradale, non ho avuto pressoché nessun problema a fare rifornimento perché praticamente tutti i distributori sono dotati di raccordi che vengono “prestati” all’utenza, in Belgio, per avere in prestito un analogo accessorio, ho dovuto depositare alla cassa un documento d’identità e pagare in anticipo il carburante. Nella perfida Albione, nonostante abbia chiesto in tutte le aree di servizio, non sono riuscito a trovare un adattatore per fare rifornimento.
Quei “cosi” si trovano in vendita on line per una “modica” cifra che si aggira intorno ai 25 euro al pezzo. Ovviamente le pompe tedesche e quelle inglesi sono diverse tra di loro e da quelle italiane, quindi, a far bene, bisognerebbe acquistarne almeno due.
(La diffidenza dei belgi mi ha lasciato meravigliato. Mentre in Germania le aree di servizio sono accessibili come quelle italiane. Il carburante si paga dopo aver fatto rifornimento e, anche di notte, si può trovare una signora sola a gestire l’impianto ed il bar, quelle belghe che ho visto sono blindate: di notte il gestore è barricato dentro un gabbiotto protetto da uno spesso vetro e il carburante si paga in anticipo, anche di giorno.)

Arrivato a Gillingham, dove vive la mia pargoletta, ed avuto finalmente accesso alla rete, ho pensato bene di verificare la strada che avevo percorso all’andata e mi sono premurato di calcolare l’itinerario per viaggio di ritorno. “Questa volta” ho pensato “ me lo segno dove cavolo salvo il file!” e così, quando sono andato a salvare il file del ritorno, ho trovato quello dell’andata che avevo “nascosto” nel posto più ovvio ed accessibile del tablet: l’archivio esterno!
Così ho verificato che il percorso consigliato da viamichelin da Trento a Dunkerque non comprendeva Monaco di Baviera ma si snodava più ad ovest di tale città in prossimità con i confini della Svizzera e della Francia. La mia proverbiale memoria aveva colpito ancora facendomi fare una “piccola” deviazione!
In compenso questa volta non mi sono perso!
Nel ripercorrere su googlemaps il viaggio appena fatto, ho constato che il mio conta chilometri registra la strada percorsa con un eccesso del 10 per 100 circa. La stessa osservazione, effettuata anche sulla strada percorsa al ritorno, ha dato il medesimo risultato.

p.s. vendo carta geografica della Francia, edizione 2017, praticamente nuova: aperta parzialmente solo una volta. prezzo modico da concordare!

 

Purtroppo le immagini che erano contenute in questo articolo sono andate perdute insieme a molte altre che si trovavano nel forum dove è stato originariamente pubblicato. Se riuscissi a recuperarle le rimetterò "al loro posto".

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